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** AGGIORNAMENTO 25 Maggio 2022 **

Finalmente operatori con una esperienza anche ventennale potranno avere certezze per il futuro.
È prevista l’assunzione di 3.014 unità complessive in 4 diversi profili operativi.
Pubblicato il bando per la selezione dei dipendenti! (https://bando.inpsservizi.it/)
INPS decide di portare al proprio interno, gestite finora all’esterno, attività che sono parte integrante del proprio core business.
Le candidature potranno essere presentate fino al 9 giugno e alla procedura selettiva possono partecipare quanti, alla data del 1° giugno 2021, risultavano addetti al servizio del Contact Center Multicanale dell’INPS.

INPS – AVVISO DI SELEZIONE PER RECLUTAMENTO PERSONALE DIPENDENTE

 

** AGGIORNAMENTO 08/02/2021 **

DIPENDENTI EX TRANSCOM MODUGNO. ARRIVA LA STABILIZZAZIONE

 

** AGGIORNAMENTO 20/11/2019 **

 


Ennesima crisi aziendale della provincia di Bari, in cui sono a rischio posti di lavoro e perdita di diritti dei lavoratori.
Questa volta si tratta di ben 2 Call Center, Network Contact di Molfetta, e Transcom di Modugno

Abbiamo incontrato questi lavoratori ed insieme ad esperti, stiamo tentando di fare concretamente qualcosa.
Nei prossimi giorni vi daremo più dettagli su quello che andremo a fare tecnicamente, ma possiamo garantire che non ci limiteremo ad indignarci dietro ad una tastiera.
Se siete parte interessata in questa vicenda e volete unirvi a noi, contattateci sui nostri social!

Alleghiamo la richiesta d’aiuto dei lavoratori!!!

Siamo dipendenti dell’azienda Network Contacts srl di Molfetta in provincia di Bari.
Vi scriviamo per segnalarvi gli avvenimenti di questi ultimi mesi che stanno coinvolgendo in maniera drastica le vite di centinaia di dipendenti della succitata azienda.
Da tempo, per voce dell’AD Giulio Saitti, ci viene comunicata una forte crisi nel settore delle telecomunicazioni nello specifico del customer care telefonico.
Aste al minimo ribasso, concorrenza spesso sleale, committenti che sempre meno vogliono investire nel settore e delocalizzazione.
Ma non è esattamente come ce la vogliono raccontare.
Il tutto inizia nei primi mesi dell’anno in corso. Verso febbraio/marzo l’azienda tenta di ricollocare internamente in altre Business Units diversi dipendenti annunciando nello specifico una forte crisi economica legata al customer care delle commesse Wind ed Enel (core business dell’azienda sino a qualche anno fa) di fatto, però, proponendo a moltissimi un demansionamento non previsto dal già claudicante ed obsoleto CCNL per le Telecomunicazioni. La minaccia di licenziamento a rifiuto della proposta ha spinto moltissimi ad accettare, loro malgrado, il passaggio a commesse con meno garanzie e soprattutto con vendita di prodotti.
Subito dopo questi spostamenti, che dovevano in qualche modo scongiurare diversi licenziamenti, l’azienda, sempre mezzo comunicazione informale dell’AD comunica l’apertura di un tavolo di crisi dove congiuntamente con le sigle sindacali presenti in azienda (CGIL e UIL) si sarebbe affrontato il problema in maniera più radicale con azioni in deroga al CCNL.
Le motivazioni che l’azienda ha prodotto per giustificare tale comportamento sono legate a mancati dividendi per i soci nell’anno corrente e di una forte riduzione dei volumi di chiamate proposte dalle committenti. Nel specifico della commessa per la quale presto servizio si è passati da circa 28.000 chiamate giornaliere in entrata a sole 6.000 per il mercato wind consumer mobile.
Ad oggi nessun bilancio ufficiale è stato prodotto a prova di tale perdita economica che comunque dovrebbe rientrare tra i rischi d’impresa e non ricadere sulle tasche dei dipendenti.
L’azienda si rifiuta, per altro, di utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge in quanto impedirebbero l’acquisizione di nuove commesse.
Non trovando un accordo sui termini della proposta scellerata dell’azienda le sigle sindacali hanno di fatto spianato la strada alla procedura di licenziamento richiesta dall’azienda formalmente nel mese di luglio.
L’accordo proposto ,e purtroppo accettato,contiene fortissime e ingiuste deroghe al contratto nazionale come la perdita degli scatti di anzianità per ben 3 anni, la riduzione del 30% della tredicesima mensilità, la maturazione di 3 ore settimanali di straordinario in favore dell’azienda retribuite a € 2.50 in buoni pasto che l’azienda ha facoltà di richiedere in erogazione quando vuole nella misura di massimo 6 ore settimanali.
In più riduzione significativa della maturazione dei ROL ordinari a solo 20 ore l’anno e di 10 per le festività soppresse, equiparazione del costo orario tra giorni feriali e festivi.
L’azienda si impegna a non licenziare nessun dipendente sino al termine della durata dell’accordo (anni tre) promettendo la partecipazione per i dipendenti agli eventuali dividendi nella misura del 20%.
Questo accordo firmato unitamente dai sindacati con l’azienda è stato reso pubblico solo ed esclusivamente il giorno stesso della votazione (giorno ultimo dei 75 previsti dalla procedura di licenziamento) rendendo impossibile una valutazione ponderata da parte di ognuno di noi. Hanno giocato sulla fretta e sulla paura di tutti. Infatti la votazione si è conclusa con un plebiscito in favore del “SI” all’accordo.
Nessuno ha avuto, nei 75 gg di trattativa la possibilità di conoscere per intero il contenuto dei termini dell’accordo. Fatto di inaudita gravità, del quale sono responsabili anche i sindacati.
Nota importantissima da aggiungere è che l’azienda al tavolo di crisi mediato dalla Task Force della Regione Puglia ha ottenuto finanziamenti per un totale di 4 milioni di euro per lo sviluppo tecnologico e strumenti per la formazione del personale.
Sin qui la descrizione di un’azienda in crisi che cerca di mantenere salvi posti di lavoro e produttività seppur con metodo impopolare.
Ma è proprio in questi mesi di crisi che vengono a galla contraddizioni e storture.
Si scopre che l’azienda sposta parte dei volumi di chiamate, che prima gestiva con successo e qualità in Italia, sulla sede estera in Romania. Questa sede ha oggettivamente costi orari del personale ridicoli se rapportati a quelli di un dipendente Italiano. Quindi la crisi di volumi è una panzana di proporzioni epiche.
Infatti ad accordo siglato con i sindacati sono stranamente aumentate le chiamate fornite dalle committenti che “costringono” l’azienda a richiedere ore di straordinario ai dipendenti con le modalità descritte nell’accordo. Un paradosso che smaschera anche la collusione delle stesse committenti.
Altro fatto grave è che l’accordo non è applicato a tutti i dipendenti di tutte le sedi dell’azienda (Concorezzo è fuori dall’accordo), quindi, di fatto penalizza solo alcune commesse ed alcune sedi.
In secondo luogo l’azienda nel 2014 ha acquisito la maggioranza delle quote di tale Choraly entrando di fatto nel Gruppo Activa tramite la piattaforma di investimento Epic SIM.
Acquisendo Choraly la Network Contacts ha avviato lo sviluppo di uno strumento di IA (intelligenza artificiale) che ha come scopo la creazione di automatismi volti alla fornitura di servizi di Customer Care in quasi totale automazione. In buona sostanza tendono a sostituire l’operatore telefonico umano con un assistente digitale interattivo.
In più l’azienda attualmente continua la formazione di nuovi assunti per nuove commesse. La network ha acquisito ultimamente anche le commesse Sorgenia e INPS (a minimo ribasso).
Quindi di fatto l’azienda sta mascherando lo spostamento di risorse economiche e di investimenti con una fantomatica “profonda crisi del settore” facendone pagare le spese ai contribuenti (4 milioni di finanziamenti regionali) e ai lavoratori che al termine dei tre anni dell’accordo molto probabilmente si troveranno senza lavoro.
Parlo per voce di moltissimi dipendenti che non vogliono vedersi sottratti diritti che in tanti anni di lotta sono stati raggiunti pagando caro prezzo.
Molti di noi questo accordo l’hanno votato per paura di perdere l’unica certezza economica che ci permette di vivere degnamente, ma qui c’è un’azienda che vestita da agnello fa la parte del lupo.
Speriamo possiate aiutarci a smascherare la vera natura delle azioni di questa azienda che nonostante l’accesso a fondi regionali, minaccia ugualmente licenziamenti collettivi.

I lavoratori a rischio dei Call Center Network Contact di Molfetta, e Transcom di Modugno, nell’incontro con l’associazione Modugno A 5 Stelle rivendicano alcuni punti:
Ad oggi nessun bilancio ufficiale è stato prodotto a prova di una perdita economica che giustifichi la chiusura
L’azienda si rifiuta di utilizzare gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge in quanto impedirebbero l’acquisizione di nuove commesse.
Le sigle sindacali hanno di fatto spianato la strada alla procedura di licenziamento richiesta dall’azienda formalmente nel mese di luglio.
L’azienda si impegna a non licenziare nessun dipendente sino al termine della durata dell’accordo (anni tre), ma contiene fortissime e ingiuste deroghe al contratto nazionale
Tale accordo è stato reso pubblico solo ed esclusivamente il giorno stesso della votazione (giorno ultimo dei 75 previsti dalla procedura di licenziamento) rendendo impossibile una valutazione.
Si scopre che l’azienda sposta parte dei volumi di chiamate, che prima gestiva con successo e qualità in Italia, sulla sede estera in Romania che ha oggettivamente costi orari del personale ridicoli.


L’accordo sottoscritto da Cgil-Cisl-Uil


Comunicato Stampa 09/11/2019


 

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